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Giovanni Chelli Grosseto, il Padre della Fondazione Chelli

Gli studi e la lotta all'analfabetismo

Gli studi e la lotta all'analfabetismo

Giovanni Chelli, un grossetano di adozione, nasce a Siena nel 1809 e viene ordinato sacerdote nel 1833, laureandosi due anni più tardi in Teologia presso l'Università di Siena.

Nel 1840 viene eletto Rettore nella Penitenzieria della Cattedrale di Grosseto di cui era già Canonico, mentre nel 1842 concorre alla cattedra di Sacra Bibbia e di Lingue orientali dell’Università di Siena.

Gli anni Quaranta sono molto movimentati per Giovanni Chelli, soprattutto per il duro impegno sociale e patriottico, manifestato sempre apertamente anche quando le idee cattolico-progressiste lo mettevano in diretto contrasto con i suoi superiori e anche con le direttive della Santa Sede.

Ricordiamoci che l'Ottocento è stato un secolo ricco di spiriti vivaci mossi da impulsi che andavano dal semplice e puro sentimento umano di conoscenza a quelli più alti di impegno politico, sociale e civile. Questi spiriti tendevano a riunirsi in associazioni e cenacoli: prova ne sono i grandi centri di Milano, Firenze e Napoli.

Grosseto non poteva ignorare il fremito che serpeggiava per tutto il territorio italiano, fremito che portò alla fondazione di un Istituto. Fu lo stesso Giovanni Chelli a volere fortemente la creazione di un istituto volto soprattutto a interessi letterari, in grado di rispondere alle esigenze di quei cittadini che avevano dato vita occasionalmente a forme di associazionismo privato.

Il progetto del Canonico Chelli, fruibile immediatamente da una porzione modesta della rappresentanza cittadina, era destinato ad assumere, nel corso degli anni, un ruolo educativo di estrema utilità nei confronti di tutta la popolazione della Maremma. I dati statistici sulla alfabetizzazione e sulla istruzione scolastica erano divenuti, infatti, sempre più confortanti nel corso dell’Ottocento; grazie all’applicazione della Legge Leopoldina del 1852 e della Legge Casati del 1861, si avvia un lento, ma decisivo, intervento di lotta contro l’analfabetismo che modifica sostanzialmente la società di inizio secolo.

La pubblica biblioteca di Grosseto

Tra le opere più importanti di Giovanni Chelli, ricordiamo la pubblica biblioteca di Grosseto. Il canonico Giovanni Chelli presentò un’istanza al Capitolo della Cattedrale, nella quale chiese il permesso di aprire tale istituzione e anche una sede adeguata per accoglierla.

Il 30 dicembre 1858, il Capitolo della Cattedrale di Grosseto si riunì e deliberò che a Giovanni Chelli fosse accordata la direzione della biblioteca col titolo di Direttore, obbligando a sottoporre il regolamento all'approvazione del Capitolo entro un anno; gli venne inoltre concesso di nominare il sottobibliotecario e custode.

Il fondo originario della biblioteca era costituito da circa 5000 volumi, tra i quali figuravano numerose cinquecentine ed edizioni rare e di pregio. Il fondo era diviso in tre nuclei principali: la Libreria del Vescovo Domenico Mensini, il lascito di Domenico Pizzetti, Vicario Capitolare della diocesi di Grosseto, e la donazione dello stesso Canonico Giovanni Chelli.

Fin dal 1858, il Capitolo della Cattedrale assegnò a Giovanni Chelli tre locali del Palazzo Vescovile per allestirvi provvisoriamente la biblioteca pubblica. Dal 1859 e fino al 1 marzo 1860 (giorno della sua inaugurazione), il Canonico Chelli si dedicò con grandissimo impegno alla ricerca di donazioni, in opere o denaro, che contribuissero allo sviluppo della nascente biblioteca.

Il primo febbraio del 1860, egli scriveva con orgoglio:

"la Biblioteca conta finora circa nove mila volumi d’opere pregevoli tutte, per la metà acquistate dal Re.mo Capitolo di questa Cattedrale coi denari del Legato Mensini, per la metà donate."

In seguito all’ampliamento della biblioteca, che aveva assunto in breve tempo dimensioni assolutamente sproporzionate ai suoi mezzi, dopo lunga riflessione, nel 1864 Giovanni Chelli, con un atto solenne "inter vivos", sottoscrisse il lascito della biblioteca al Municipio di Grosseto.

Dal 1867 iniziò ad essere pressante il problema della collocazione stabile della biblioteca, ancora ospitata presso il Palazzo Vescovile. Temendo che l’elezione del nuovo Vescovo comportasse il trasferimento della biblioteca, il Chelli suggerì che il Governo acquistasse la sede vescovile, provvedendo al trasferimento di questa in altri locali. Non si conoscono i termini della risposta data dal Governo, ma senz’altro fu negativa.

Come Giovanni Chelli aveva previsto, alla nomina del Vescovo seguì la chiusura della biblioteca. Il primo aprile 1870 (poco dopo la morte del Chelli avvenuta l’8 dicembre 1869), la Giunta Municipale deliberò che l’istituzione fosse trasferita provvisoriamente in via Mazzini presso la Barriera; successivamente andrà ad occupare alcuni locali al piano terra del nuovo Municipio, al momento ancora in costruzione.

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